martedì 30 agosto 2011

Gli Zeibekia




Questo testo di Ilias Petropoulos è tratto e tradotto dal libro Rebetika tragoudia, prima edizione del 1968, Atene.
Gli Zeibekia


Gli zeibekides erano una tribù di guerrieri di Prussa, Aidinio e i dintorni di Smirne, in Asia Minore. Una tesi forse sbagliata fa di loro dei resti di popolazioni Tracie. Comunque i turchi li chiamavano Ghiaur come i greci. La versione più probabile sulla loro origine è quella che li ritiene appartenenti alle tribù nomadi degli Iurukides, (non mussulmani, di origine turcomanna o ionica). Sull’insediamento degli iurukides dall’Anatolia occidentale nell’area di Aidinio hanno contribuito cause religiose. Sugli zeibekides le informazioni più antiche risalgono al XVII secolo. Vengono descritti nei libri di viaggiatori del XVIII e XIX secolo. Il pittore Litras (1) ha dipinto uno zeibeki e lo scrittore Vikelas (2) si riferisce agli zeibekides nel racconto “Lukis Laras”.
  
Gli zeibekides erano amanti della guerra e del combattimento nonché renitenti ad ogni ordine. I sultani li utilizzavano come corpo di polizia secondario, ma dal 1833 hanno cercato di disarmarli col risultato di provocare la loro insurrezione capeggiata dal Kel Mehmet. Alla fine gli zeibekides sono stati quasi decimati. Si calcola che erano circa 40.000. Gli zeibekides avevano le loro abitudini e divise completamente differenti da quelle turche. Armati fino ai denti, portavano sulla testa foulard di seta con le frange, gilet corto ricamato senza maniche, salvari, alle gambe tuslukia (3) e ai piedi pantofole. Ma quello che li distingueva era l’orgoglio, il selachi (4) pieno di armi, largo e fatto di pelle, le ginocchia bianchissime e il famosissimo zeibekiko che balla­vano. Questa danza era una danza di guerra , selvaggia come certe danze dei greci di Pontos. Un particolare zeibekiko è quello ballato dagli zeibekides di Makrinitsa a Volos.

(1)   Nikiforos Lytras (Pyrgos Tinos, 1832 - Atene, 13 giugno 1904 ) è stato uno dei più grandi pittori greci e maestri della pittura nel 19 ° secolo . E 'considerato il più importante dei rappresentanti della Scuola di Monaco in Grecia. Al suo ritorno in Atene da Monaco nel 1862 , Lytras è stato nominato professore presso la Scuola di Belle Arti, insegnamento che tenne per 38 anni. Nel 1873 , ha fatto un viaggio trimestrale a Smirne e in Asia Minore, che ha arricchito il suo talento di influenze orientali. Ha provato a esplorare l'influsso d'Oriente sul classicismo, per poter meglio comprendere lo stile bizantino.

(2)   Demetrios Vikelas ( 15 febbraio 1835 - 7 luglio 1908 ) è stato uno studioso, poeta e romanziere greco. Il suo romanzo più importante fù Loukis Laras. Prosa di contenuto realistico e sociale, scritto nel 1879,  si riferisce alle conseguenze della rivoluzione del 1821 sulla gente comune Un opera molto importante per lo sviluppo della moderna letteratura greca.

(3)  Tuslukia: strisce di stoffa con le quali  i zeibekides avvolgevano le gambe sotto le ginocchia.

(4) Selachi: sorta di fondina per le armi, portate a mo’ di cintura. Il selachi è una cintura -marsupio indossato con i costumi tradizionali della foustanella . E 'stata  usata inizialmente dai leader della Rivoluzione del 1821 e poi da alcuni borghesi nel Peloponneso , Grecia centrale  ed Epiro.

venerdì 19 agosto 2011

Gli inizi del rebetiko



Questo testo di Ilias Petropoulos è tratto e tradotto dal libro Rebetika tragoudia, prima edizione del 1968, durante i tempi della dittatura dei colonelli (1967-1974).

Inizi

I canti rebetika sono canzonette semplici che cantano gli uomini semplici. Anche se inizialmente erano canti d’amore, in fondo sono canzoni di contenuto sociale. L’epoca in cui il rebetiko è apparso, da una parte è vicina, ma per lo più sconosciuta. Non sono conosciuti con esattezza né le cause di sviluppo, né le iniziali influenze, né i primi luoghi dove si è ascoltato. Si suppone che Ermoupoli, Nafplio, la vecchia Atene, Smirne, Constantino­poli, Alessandria e Salonico siano i luoghi dove è nato, non casualmente, il rebetiko. L’ipotesi è che ciò sia avvenuto alla fine del XIX sec.

Certe canzoni le cantavano i kutsavakides dell’epoca di Dimitri Bairaktari (colonnello-capo di Polizia di Atene nel periodo 1893–1897), ma non sono arrivate fino ai nostri giorni. Papadiamantis (1), nei racconti ate­niesi, parla di serenate alle ragazze con chitarre, mandolini e fisarmoniche. Ad Atene nella seconda metà del XIX secolo trionfava la musica italiana. Ma vi covava una reazione nascosta. In Il vicino col flauto (1900) di Papadiamantis un tale di origine turca che vive in un quartiere di Atene, cantava o in turco o in kutsavakika (l’argot locale). Nel 1865 si istituisce l’Inno nazionale, musicato da Mantzaro su versi di Solomos.

Con ogni probabilità molti erano i fattori che hanno contribuito alla formazione e all’evoluzione del rebetiko. Il musicologo Foivos Anogeianakis (2), con saggezza e attenzione, si sofferma su questi fattori. La commedia amorosa del periodo di Trikoupis (3) forse è stata uno dei fattori della nascita del rebetiko. La tradizione della canzone popolare (Dimotiko tragoudi) (4), i canti della taverna e quelli anatolici, le rime dei calendari popola­ri, gli amanè passionali, gli inni bizantini, la formazione e l’immediata crisi della classe borghese, le melodie balcaniche, la guerra del 1897 (5), la katastrofì del 1922, le ondate di profughi, i tekè e la vita di galera sono considerati tutti fattori determinanti. Comunque dal 1922, e per i successivi dieci anni, ha predominato lo stile di Smirne (Smirneiko) nel rebetiko.


Note

(1) Papadiamantis Alexandros, (1851-1911), nativo di Skiáthos, fu uno dei primi grandi classici della prosa greca. Alcune delle sue novelle, edite in italiano, sono state raccolte in 2 volumi: Racconti di Pasqua e Racconti di Natale. Ma caratteristici della sua produzione sono soprattutto i romanzi L’assassina e La ragazza di Boemia, nei quali descrive, con una lingua al tempo stesso raffinata e popolare, il mondo umile e spesso tragico dei pescatori e dei contadini

(2) Foivos Anogeianakis (Heraklion 1915-Atene 2003): musicologo e critico musicale. Ha studiato violino presso il Conservatorio Greco di Heraklion. Come etnomusicologo ha lavorato allo studio della musica popolare greca e cipriota. Socio della "Societe Internationale de Musicologie". Nel 1978 Anogianakis ha donato la sua collezione di strumenti musicali popolari al Museo di strumenti popolari greci. Fu il primo a individuare il valore artistico del rebetiko (dal 1947) e la sua connessione alla tradizione popolare. Associato a: "Larousse de la musique", 2 voll (Parigi 1957), "Enciclopedia dello Spettacolo" (9 volumi, Roma 1954-1962), ha inoltre pubblicato l'eccellente libro "Greek Folk Musical Instruments" (edizione di Banca Nazionale del 1976, vedi l'edizione inglese, 1979 ).

(3) Trikoupis Charilaos, Nafplio 11 luglio 1832-Cannes aprile 1896, è stato un politico greco che ha fatto il primo ministro della Grecia per sette volte dal 1875 fino al 1895, era il figlio di Spiridon Trikoupis , un politico che è stato Primo Ministro della Grecia brevemente nel 1833.

(4) Dimoticò e Laikò: le due principali suddivisioni della musica greca, dimotikò tragudi (chançon folklorique) è la canzone popolare delle campagne, composta durante il periodo bizantino e l’era della dominazione turca, mentre laikò (chançon populaire) è la nuova canzone del popolo delle città. Precisamente, per la Grecia, dimotikà sono tutte le canzoni del popolo greco composte fino al 1821, mentre laikà sono le più recenti canzoni delle città, le serenate e i rebetika

(5) La guerra greco-turca del 1897 o in altro modo, la guerra di trenta giorni o Mavro '97, fu la guerra tra il Regno di Grecia e l' Impero Ottomano nel corso dell'anno 1897 a seguito della rivolta dell'isola di Creta del 1996. La guerra si concluse con una sconfitta umiliante della Grecia e l' applicazione di severe norme internazionali di controllo finanziario. La guerra iniziata il 6 aprile 1897 si è conclusa con l'intervento delle grandi potenze europee il 7 maggio, dopo che i Turchi avevano occupato Tessaglia. Un primo trattato di pace è stato firmato il 6 settembre, dopo cinque mesi di trattative con le grandi potenze europee e lo stato Ottomano. Il trattato definitivo è stato firmato il 22 novembre 1897 .





giovedì 18 agosto 2011

Ilias Petropoulos


Questo blog vuole essere un omaggio a Ilias Petropoulos e alle sue ricerche sul rebetiko. Strada facendo saranno pubblicati in traduzione italiana, testi suoi e di altri autori. 
La traduzione di questi testi  mi ha dato lo spunto per ripercorrere nella mia memoria gli anni ’70. Anni dell’adolescenza, del mio arrivo ad Atene da un piccolo paese greco, della grande città con milioni di abitanti, con il suo senso di libertà e di smarrimento, ma i miei ricordi si orientano soprattutto intorno ad una data, il 24 luglio del 1974, che coincide con la caduta definitiva della dittatura. Ed è proprio a partire da questa data che avviene il mio incontro con gli hassiklidika, i rebetika dell’hascisc e con Petropoulos perché prima era difficile per un adolescente ascoltare i primi e leggere il secondo, in quanto censurati e proibiti.
Subito dopo la fine della dittatura, la musica e i libri che prima giravano di nascosto, erano di nuovo liberi. Mi ricordo per strada i venditori con carretti pieni di libri prima vietati, stampati velocemente e in edizioni economiche. Nelle case, nelle feste e nelle taverne si sentivano le canzoni, soprattutto di resistenza, sia storiche che recenti. Non però i rebetika dell’hascisc, sottoposti ad una doppia censura, pre e post dittatoriale.

In quegli anni, sotto casa mia, aveva aperto uno di quei negozietti tipici greci, uno psilikatzidiko, negozio di minuterie, un super market in miniatura, dove potevi trovare di tutto, dalle medicine alle sigarette. Lo tenevano padre e figlio. Il figlio era un giovane barbuto dell’epoca, studente non so di quale facoltà, impegnato nella lotta, di sinistra ma non del partito. Per hobby duplicava cassette di musica e le rivendeva quasi a costo di produzione, musica greca ma anche blues e rock and roll. Era il nostro rifornitore di musica, ed è stato un pomeriggio da lui, mentre si discuteva di questo e quell’altro autore, della musica rock e di quella greca, che mi ha fatto sentire per la prima volta i rebetika dell’hascisc: vecchie registrazioni, con il rumore di fondo che era quasi più alto della musica. Comprai la cassetta e la risentii più volte a casa mia, di nascosto dai miei. Con gli amici l’ascoltavamo con un piccolo registratore in pineta, dove ci nascondevamo per fumare le prime canne o in quei monolocali che prendevamo in affitto collettivo per fumare e fare i nostri comodi, tekes, jafka o garconnier: sostanze, politica e amore. Qualche anno più tardi, Tsitsanis, il bardo del rebetico, scrisse forse l’ultima canzone sull’hascisc, sul sequestro di una nave proveniente dalla Persia, a Corinto, piena di tonnellate di questa sostanza. Era una canzone ironica e divertentissima, la cantavano tutti ed era su tutte le radio.




Lo stesso barbuto che mi fece sentire i rebetika dell’hascisc mi parlò di Petropoulos e delle sue ricerche sul rebetiko, scrittore che aveva fatto la galera con i colonnelli ma che continuava ad essere mal visto dalla morale borghese ma anche da molti di sinistra. Un anarchico libertario, cosi me lo presentò. Aveva pubblicato a sue spese, durante la dittatura, nel 1969, la più grande ricerca sul rebetiko mai fatta, senza passare dalla censura e più tardi una ricerca sull’argot degli omosessuali in Grecia. Entrambi i libri vennero censurati e l’autore condannato. Da quella chiacchierata con il barbuto non ho più dimenticato Ilias Petropoulos e qualche anno più tardi ebbi tra le mani uno dei suoi libri più famosi, Il trattato del buon ladro, prima edizione del 1979. Fu una folgorazione. Capii in quell’occasione che finalmente avevo tra le mani un libro o capivo che cosa può essere veramente un libro. Quanta potenza può avere per un adolescente la lettura di un testo così! Non solo per i contenuti ma soprattutto per la forma e il linguaggio. Quell’ironia cruda e irriverente mi faceva capire perché i colonnelli ed anche i post colonelli lo consideravano sovversivo e pericoloso, e lo perseguitavano. Petropoulos si autoesiliò a Parigi perché aveva i coglioni pieni della stupidità del potere, di quello accademico ma soprattutto di quello poliziesco, giudiziario e penale. Lottò fino alla fine della sua vita; era sistematicamente antisistemico; denunciò a gran voce la parte repressiva dello stato e della chiesa e anche della chiesa-partito; ateo convinto ma con una concezione sacra della vita.

Ricordo che Il Trattato del buon ladro, ma era così anche in tutti gli altri suoi libri, come capirò in seguito, era disseminato di innumerevoli liste o cataloghi: venivano classificati i temi più improbabili, con i criteri più disparati. Una poetica delle classificazioni che niente aveva a che fare con l’impianto categoriale che ti fornisce la scuola, la morale o il partito. Il mondo secondo Petropoulos andava diviso diversamente; esisteva per lui un mondo sotterraneo, un kosmos ypogeios, l’ipocosmo, che esprimeva valori, esperienze e saperi in continua opposizione nei confronti del mondo sociale , espresso nella logica del potere dello stato, della polizia, dei tribunali, della chiesa e della famiglia, del denaro e del profitto. Ecco una sua dichiarazione: “Amo i balordi e i fumatori di hascisc, i ladri e le puttane, i rebetes e i finocchi, perché lottano contro ogni forma di potere ma li amo ancora di più perché riescono a sopravvivere contro la polizia, contro la legge penale, contro la rivoltante morale piccolo-borghese ma soprattutto contro la fiammante passione di se stessi”*. Schierarsi, demistificare, raccogliere e testimoniare, far emergere esperienze e saperi nascosti e passivi, scontrarsi con il sapere accademico e del senso comune, con passione e intelligenza.




Il gusto per le liste e le classificazioni eterodosse era diretta conseguenza della sua tendenza ossessiva di collezionare documenti di vario tipo sui mondi esplorati; migliaia e migliaia di oggetti, fotografie, cartoline, interviste e testimonianze; esplorare, collezionare, catalogare i mondi sotterranei popolari che l’accademia non degnava di uno sguardo se non quello criminologico. I periodi più produttivi per le sue ricerche, di osservazione diretta, sono stati quelli in cui si trovava in carcere; stava con i detenuti comuni e non con i prigionieri politici. Era uno che conosceva il loro linguaggio e il loro modo di essere.

Conosceva molte lingue e molti linguaggi. Forse era il miglior conoscitore della lingua greca, sicuramente delle famiglie linguistiche balcaniche compresa quella turca. Per me che ero uno studente del liceo, e che, come molti greci, scrivevo e leggevo nella katharevussa, il greco della burocrazia, dell’Accademia e dei Vangeli e parlavo la demotiki, la parlata neoellenica, leggere il suo libro e il suo greco scritto è stato uno shock. La sua capacità di usare la lingua in tutta la sua diacronia e in tutte le sue contaminazioni, dal greco antico fino alle espressioni idiomatiche, turche o albanesi, con una freschezza, ironia e provocazione che non avevano pari, non aveva paragoni nel panorama letterario, almeno per me, studente di liceo. Era un lessicografo avanguardista.

Le sue ricerche hanno influenzato i gusti musicali di intere generazioni di greci offrendo la possibilità a chi non aveva vissuto il periodo d’oro del rebetico di potersi accostare ad esso al di là dello sviluppo elettrificato degli ’60 e oltre la mediazione tra rebetiko e musica colta di un Theodorakis o Hatzidakis, stile musica impegnata. Le sue ricerche hanno avuto ed hanno la capacità di rileggere non solo la storia del rebetico e della musica in Grecia ma di rileggere, a partire dalle semplici canzonette, tutta la storia della Grecia, quella politica, storica e sociale. 

*E’ una dichiarazione che fa Petropoulos nel film di Kaliopi Leghaki, ΕΝΑΣ ΚΟΣΜΟΣ ΥΠΟΓΕΙΟΣ / ΗΛΙΑΣ ΠΕΤΡΟΠΟΥΛΟΣ, An underground world / Elias Petropoulos,  Doc, 61΄, 2004, FIPRESCI award ( Thessaloniki 2005 ).