martedì 27 settembre 2011

Kafè-aman, taverna e palco

Testo di Ilias Petropoulos, tratto e tradotto dal libro Rebetika tragoudia, prima edizione del 1968, Atene.



I kafè-aman

È vastissima l’influenza del kafè-aman e della taverna nella formazione e diffusione del rebetiko. Solo nelle città c’erano kafè-aman. Solo le società più evolute li accettavano. Hanno dominato la scena dal 1900 fino al 1930. Elementi distintivi: il palco, gli strumenti, una cantante e il ballo. Si ballava allora zeibekiko, kar­silamà, tsiftetelia, alegra, hassapiko. Famosi i kafè-aman di Smirne, Volos e Saloniko. Le cantanti dei kafè-aman erano, di regola, di Smirne o di Costantinopoli. Nei kafè-aman di Smirne musicisti rumeni suonavano l’arpa o il santuri. Agli smirniotes piacevano gli amanèdes(1). E nell’orchestra c’era anche l’armonica. I rebetika di Smirne erano cantati da una una donna o uomo con voce “riccia” accompagnati da lira, lauto, santuri e violino. Con l’avvento dei kafè-aman è cambiato l’ingaggio dei musicisti. Da musicisti nomadi in caccia di una serata, a ingaggi atipici che duravano una stagione, invernale o estiva.


 Taverna e palco
La parola taverna non è nuova. La incontriamo in certe rime e altre canzoni popolari.
 
“Se ti taverna vriskete se ti taverna pini”
(in quale taverna si trova in quale taverna beve)

Nella famosa canzone di Menussis troviamo la parola krassopulio (mescita di vini). Nei rebetika ci sono molti riferimenti a taverne, reali o come luogo ideale.

“Otan pinis stin taverna kathesse ke then milas
kapu-kapu anastenasis ap’ta fila tis kardias”
(Quando bevi in taverna, sei seduto e silenzioso
ogni tanto, un sospiro dalle pieghe del cuore)

La taverna è luogo di consolazione o di divertimento. Luogo maschile. Qualche volta vengono anche le donne. Quando non sono donne di vita, arrivano nella taverna per una causa importante:

“klameni irthes mia vrathia
mes stis tavernas ti gonia”
(in lacrime sei venuta una sera
all’angolo della taverna)

L’originale vecchia taverna greca non aveva orchestra. Gli avventori si sedevano, solitari e pensierosi, o in piccoli gruppi silenziosi. Poche o niente finestre, senza tendine, con tavoli e sedie semplici. C’era sempre un bancone e un lavandino. I temi di discussione in taverna erano sempre di vita quotidiana. Dimosthenis Vutiràs(2) lo scrittore, ha ripreso molti dialoghi della taverna.


 
Il palco (patari), la taverna lo ha preso dal kafè-aman. I musicisti, che una volta suonavano in piedi, in mezzo al choros, nella piazza del paese, adesso sono seduti sul palco. Gli avventori li ascoltano e li osserva­no perché fanno sia akroama (concerto), sia theama (spettacolo). Davanti al palco si è creato uno spazio vuoto per tutti quelli che desiderano ballare; la pista da ballo è una creazione tarda.


 
I suonatori di buzuki (buzuksides) suonavano i rebetika, a inizio serata con severità, tardi di notte con gioia e all’alba con ironia e inventiva. Chi chiedeva una canzone fuori programma offriva ai musicisti sigarette e da bere. Inoltre gli da­vano dei soldi, che o buttavano dentro alla cassa del buzuki o in un piattino, messo apposta. I soldi di carta, li appendevano con uno spillo, sui vestiti dei musicisti, mentre nell’ XIX secolo li attaccavano sulla fronte di chi suonava il clarinetto. Dopo la festa, però, prendevano i soldi indietro. Per primo il famosissimo clarinettista zingaro Giorgios Suleimanis non ha permesso di prendergli le mance. Le offerte in denaro, i busuksides, le chiamano chartura (cartaccia). Spesso ricevevano insulti e minacce e per questo quasi tutti erano armati. I vecchi busuksides mentre suonavano, mangiavano e bevevano. Il bicchiere lo mettevano su un tavolino che avevano davanti a loro, o sul pavimento del palco, dalla parte destra della sedia dove sedevano. La sigaretta quando suonavano la tenevano con la destra tra il medio e l’anulare. I rebetes quando bevono solo all’inizio fanno cin-cin con i bicchieri. Dopo, ogni volta che alzano il bicchiere, semplicemente lo battono piano sul tavolo. Il brindisi “ante viva” esiste già nei canti dimotika. La rottura dei bicchieri è una vecchia abitudine greca. Nei momenti di entusiasmo i rebetes incitano: “suona, Hristo” – “butta un dolce accordo”. Nei rebeti­ka mai si fa menzione ai camerieri. Viene menzionato l’oste. Il conto lo faceva personalmente l’oste, inizian­do con la classica frase: “lipòn, echume ke leme” (allora, abbiamo e diciamo).


Note

(1) Amanès è un particolare tipo di canzone, monodica, lunga e passionale caratterizzata dalla ripetizione dell’ esclamazione turca Aman che significa misericordia, compassione.Mentre l’amanès sembra che abbia un carattere musicale turco, molti validi orientalisti e critici musicali sostengono che, anche se coltivato dai Turchi e altri popoli d'Oriente, risente l'autorità e l'influenza della musica bizantina e in particolare il suono chiamato "pesante", “greve”.
Musicalmente, gli amanedes hanno il proprio stile con la voce alta, greve e profonda che stira e prolunga in intensità e varietà i suoni delle parole, fornendo così passionalità orientale alla canzone.
All'inizio del amanès le parole sono divisi in suoni e sillabe , sviluppati in intensità e lunghezza e varietà di pronuncia in modo che un distico necessita di cinque minuti per essere cantato, per poi iniziare di nuovo, ripetendo lo stesso verso a un ritmo più veloce, accompagnato da altri cantanti in modo che le parole del verso possano essere compresi.
In Grecia si diffondono dal 1877, quando musicisti e parolieri iniziano a scrivere amanedes. La prima registrazione di amanedes avenne nel 1906 ad Atene, e circa lo stesso anno anche ad Istanbul .Va osservato che il 7 novembre 1934 il regime kemalista in Turchia ha vietato questo tipo di canzone in tutto il territorio turco per il fatto che si intreccia con i Greci e l'Impero Ottomano. Tre anni dopo il 1937anche il regime di Metaxas, con una specifica disposizione vieta questo tipo di canzoni in tutto il territorio greco considerato come una sorta di pura musica turca! Cosi gli amanedes sono stati proibiti in entrambi i paesi.


2. Demostenis Voutiras (1872-1958) fu uno dei più importanti romanzieri greci tra le due guerre mondiali.Nelle sue opere descrive principalmente le avventure di poveri, emarginati e indigenti. Molti contemporanei degli scrittori sono stati influenzati dalla sua opera.

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